50 ANNI d'impegno per i diritti dell'uomo

Di Marco Fantoni



Il 10 dicembre 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo fissata in 30 articolì. Da allora si sono moltiplicate le azioni per migliorare quelle situazioni, ancora oggi presenti, dove la dignità della persona 9 umana è sistematicamente calpestata. Gli appelli che regolarmente troviamo nei mezzi di comunicazione, in modo particolare tramite Amnesty Internatìonal, ci confermano che il lavoro da svolgere è ancora molto. Questo sia per chi deve occuparsi in prima persona dei diversi casi, ma anche a livello generale nella presa di coscienza sullo stato delle cose. In occasione dell'Azione per la Giornata dei Diritti dell'Uomo del prossimo 10 dicembre, la Conferenza episcopertine/copale svizzera, la Chìesa cristiano cattolica della Svizzera e la Federazione delle Chiese evangeliche della Svizzera, invitano ad una riflessione particolare nella commemorazione di questo cinquantesimo anniversario, sottolineando come la pressione esercitata sui vari governi, tramite le petizioni raccolte in favore di persone perseguitate a motivo di attività a favore dei diritti umani, abbia potuto portare a soluzioni positive. Questo anche come espressione di un'attitudine spirituale radicata nella vita, come nel Vangelo di Matteo "quel che avete fatto a uno di questi piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40). "Vale la pena impegnarsi!" è il motto dì questa giornata ed è ripreso dai rappresentati delle varie Chiese per l'impegno di testimonianza della Buona Novella con i nostri interventi: "il Cristo s'identifica con le persone la cui di , gnità è calpestata, annunciando per esse la liberazione" è quanto sottolineano. Lo sforzo della Chiesa cattolica in questo campo è sempre stato di primo piano e Giovanni Paolo li non ha mai sottaciuto, in modo particolare nelle sue vi : site nei vari Paesi, il richiamo al "potenti" ad un maggior rispetto dei diritti dell'Uomo. Riprendiamo qui un suo passaggio tratto dall'enciclica Evangelíum Viate, 18:"Da una lato, le varie dichiarazìo 3 ni dei diritti dell'uomo e le molteplici iniziative che ad esse si. ispirano, dicono l'affermarsi a livello mondiale di una sensibilità morale più attenta a riconoscere il valore e la dignità di ogni essere umano in quanto tale, senza alcuna distinzione di razza, nazionalità, religione, opinione politica, ceto sociale. Dall'altro lato, a queste nobili proclamazioni si contrappone purtroppo,z nei fatti, una loro tragica negazione. Questa è ancora più sconcertante anzi più scandalosa, proprio perché si realizza in una società che fa dell'affermazione e della tutela dei diritti umani il suo obiettivo principale e insieme il suo vanto. Come mettere d'accordo queste ripetute affermazioni di principio con il continuo moltiplicarsi e la diffusa legittimazione degli attentati alla vita umana? Come conciliare queste dichiarazioni con il rifiuto dei più debole, del più bisognoso, dell'anziano, dell'appena concepito?". Prendiamo gli articoli 1 e 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo che dicono, rispettivamente: "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza" e "Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persone". Bene, ora nel primo si indica come gli uomini nascono liberi e nel terzo viene riaffermato il diritto alla vita di ogni individuo. In questo caso la contraddizione può essere segnalata quando alcune organizzazioni, o parte di persone che le compongono, oppure anche a livello personale, da una parte inneggiano giustamente a questa dichiarazione per specifici casi e poi dall'altra quando si tratta di difendere la vita di un nascituro, sostengono tranquillamente la loro soppressione tramite l'aborto. In questo caso anche l'ONU dovrebbe prendere una posizione chiara in questo campo non lasciando intendere posizioni che possono essere tranquillamente fraintese. Ad esempio con le campagne degli scorsi anni sulla crescita demografica che si sono rivelate in seguito diverse da quanto previsto e che hanno portato ad una cultura negativa della vita. A questo proposito rimando all'articolo apparso sul numero 3, 1998 della nostra rivista.
Dunque in occasione di questo anniversario teniamo sempre presenti le vicissitudini in cui molti individui del nostro mondo si trovano per far valere i diritti di altre persone, ma contemporaneamente ricordiamoci anche di quelle vite umane a cui ogni giorno viene negato il diritto alla vita. E ancora su questo tema, vorrei citare un'altra dichiarazione del Papa in occasione del convegno di studio di Roma del 18.12.1987 1I diritto alla vita e l'Europa", dove tra l'altro dichiarava: "II rispetto incondizionato del diritto alla vita della persona umana già concepita e non ancora nata, è uno dei pilastri su cui si regge ogni società civile (...). Non è necessario rifarsi alla luce della fede cristiana per capire queste verità di fondo. Quando la Chiesa le richiama non vuote introdurre uno Stato cristiano: essa vuole semplicemente promuovere uno Stato umano.". È dunque ancora una volta più evidente che questo discorso non è qualcosa che rimane racchiuso tra le mura della Chiesa o come qualcuno, a torto pensa, tra una cerchia di inossidabili che non accettano l'evidenza (quale?) e non vogliono il progresso (quale progresso?), ma è una responsabilità che riguarda tutti noi. Responsabilità che va oltre qualsiasi Dichiarazione scritta, ma che è insita in ogni persona.